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STORIA
In viaggio per raccontare la crisi dei migranti e dei rifugiati

Dalla Corea del Sud all’Italia per portare fuori dai nostri confini una testimonianza sul sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Questo l’obiettivo della visita della delegazione UNICEF di Seul a Palermo. Il comitato sudcoreano ha trascorso, lo scorso giugno, 7 giorni sull’isola per raccontare la crisi dei minori migranti attraverso le loro storie, i sogni e le aspirazioni.

E la Sicilia è solo una delle tappe toccate dalla delegazione. Il viaggio è iniziato infatti in Serbia. E’ proseguito tra le provincie siciliane di Palermo e Ragusa e si è chiuso in Grecia.

Il materiale raccolto in questo mese di lavoro – proprio a cavallo della giornata mondiale del rifugiato indetta dalle Nazioni Unite il 20 giugno - sarà utilizzato per la produzione di un film documentario che racconterà la crisi dei migranti e dei rifugiati in Europa. Il tentativo è quello di accendere i riflettori sulle condizioni dei minori stranieri non accompagnati e sul sistema di accoglienza anche in un Paese non direttamente interessato dall’emergenza. L’iniziativa sudcoreana accoglie così l’appello all’ascolto che i giovani migranti avevano rivolto ai potenti della terra in occasione del G7 di Taormina e anticipa l’invito che sarà rinnovato a breve in vista del G20 di Amburgo. Al centro del documentario, accanto ai numeri, le storie: i vissuti e le ferite di un anno di viaggio ma anche i racconti di chi ce l’ha fatta, come quello di Abdul, giunto nelle coste siciliane nel 2013, oggi assistente agli sbarchi.

Il viaggio della delegazione è iniziato al Porto di Palermo, nella Sicilia settentrionale, con lo sbarco di 700 migranti tra cui molti minori. Grande attenzione sui centri di prima accoglienza, dove UNICEF è presente insieme a Intersos, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza. I microfoni si accendono per la prima volta per registrare la storia di Jamilah, 17 anni, in fuga dalla Nigeria, arrivata in Italia un anno fa. Alla ragazza piace ballare, cantare. Ci racconta del viaggio, confessa le sue paure e i desideri. Poi ci lascia, deve fare in fretta perché ha gli esami di licenza media. Quella di Jamilah è solo una delle storie di chi ha avuto una seconda possibilità, trovando in Italia una seconda casa.

E così, per una settimana, le telecamere della delegazione hanno raccolto appelli, sogni, i suoni e i colori arabo-normanni del Cassaro fino alla cattedrale. A colpire sono state soprattutto le voci dei ragazzi che non smettono di guardare avanti con ottimismo. Chi si guarda indietro inevitabilmente ricorda l’orrore del viaggio in cui tanti hanno perso amici e parenti, e il momento di gioia provato alla vista delle coste italiane. Il percorso della delegazione è proseguito verso la Sicilia orientale fino a Pozzallo dove sono proseguiti gli sbarchi. Ancora una volta, al centro delle interviste, le storie di chi ospita e di chi è ospitato, un focus sulla Sicilia che accoglie. 

Il documentario oltre a raccontare le vicende e le storie legate alla crisi migratoria, rappresenta uno stimolo in più per proseguire il lavoro portato avanti da istituzioni, organizzazioni umanitarie e società civile a favore dei bambini. In un anno di attività sono stati tanti i passi compiuti nell’ambito del programma “One UNICEF Response” in collaborazione con i partner istituzionali e con le Organizzazioni sul posto. Tanti ancora sono però i passi da fare per sostenere il desiderio di migranti e rifugiati di iniziare nel nostro Paese un nuovo percorso, studiare e far programmi per il loro futuro.


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