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STORIA
I MSNA e la trappola del lavoro irregolare

L’accesso a migliori opportunità professionali risulta essere tra i principali fattori di spinta che portano i minori stranieri non accompagnati a lasciare il proprio Paese e intraprendere il difficile viaggio lungo la rotta del Mediterraneo. Pur di raggiungere quello che rimane uno degli obiettivi principali del progetto migratorio i giovani migranti e rifugiati rischiano facilmente di cadere nella trappola del lavoro irregolare e sottopagato. È quanto emerge dal recente sondaggio di U-Report on the Move, piattaforma digitale lanciata da UNICEF per ascoltare la voce dei minori stranieri non accompagnati nel sistema di accoglienza.

Circa il 20% dei giovani migranti e rifugiati ha infatti già avuto esperienze di lavoro in Italia. Solo 15% di loro aveva un contratto regolare, il 40% era certo di non averlo, ben il 46% risulta incerto circa la regolarità dell’accordo di collaborazione.

Quanto alle prospettive future, il 76% dei rispondenti accetterebbe un lavoro anche se sottopagato, il 67% lo accetterebbe anche senza un contratto regolare. Percentuali che spaventano, dovute anche al timore – percepito dal 90% dei minori stranieri non accompagnati – che per loro risulti più difficile trovare lavoro nel nostro Paese rispetto a un cittadino italiano.

Il nostro ordinamento riconosce la possibilità di accesso al mondo del lavoro da parte dei minorenni ma solo nel rispetto di specifiche garanzie a loro tutela. Tra queste ad esempio, il lavoro deve essere regolarizzato, non deve compromettere le opportunità formative del minore almeno fino al completamento della scuola dell’obbligo e non deve rientrare nella categoria dei lavori usuranti, non comportare quindi rischi per l’incolumità e il benessere psico-fisico del ragazzo o della ragazza. A far riflettere è anche il dubbio dei rispondenti circa la regolarità dei precedenti accordi con il datore di lavoro, fattore che suggerisce la necessità di fornire ai minorenni maggiori informazioni rispetto alla normativa vigente.

Sicuramente, uno dei metodi migliori per superare l’empasse e offrire opportunità reali anche in vista di un potenziale percorso futuro di inserimento lavorativo, è garantire l’accesso a percorsi di orientamento professionale e a tirocini formativi. Solo il 34% dei minori stranieri non accompagnati che hanno risposto al sondaggio ha però avuto la possibilità di accedere a stage extra-curriculari anche se non sempre corrispondenti alle aspettative. Circa il 90% dei minori stranieri non accompagnati vorrebbe accedere a un tirocinio professionale. Nel 70% dei casi per imparare un mestiere, nel 26% per iniziare a mettere da parte risparmi, il 24% nella speranza di ottenere un regolare contratto.

Ulteriori sforzi sono quindi necessari per coprire il bisogno di ragazzi e ragazze di costruire – anche attraverso la scuola – un ponte con il mondo del lavoro volto ad offrire loro opportunità future positive in un ambiente protetto e sicuro ed entro i confini definiti dal quadro normativo vigente.

Guarda attraverso i numeri come stiamo coinvolgendo le voci dei giovani per un cambiamento sociale positivo.
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