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STORIA
Thankgod e il sogno dei libri di scuola

Thankgod apre la porta di casa con un gran sorriso, non riceve spesso visite, non stava nella pelle. Ha 20 anni, viene dalla Nigeria, è arrivata in Italia 3 anni fa con il sogno di studiare. Non poteva nel suo Paese perché la mamma è morta partorendo la sua seconda bambina, che Thankgod ha cresciuto come fosse una figlia.

La sua storia non è stata semplice, è fatta di false promesse, di fughe, fino al suo arrivo in Italia, a Catania, dove ha cercato di ricostruirsi una vita. Il sogno di studiare lascia spazio al sogno di fare studiare la sorella e di garantirle un futuro. E così la ragazza decide di lavorare, di trasferirsi in provincia per aiutare in casa una signora di 87 anni che ha bisogno di supporto nelle faccende domestiche. “Il primo scoglio è stato la lingua – dice - mi son ritrovata a non conoscere bene l’italiano e a dovere fare uno sforzo per capire anche alcune parole siciliane” ride. L’altra difficoltà è stata abituarsi ai ritmi e alla cultura, una cosa che a volte si dà per scontato e che invece non lo è. 

Thankgod non ha un bel ricordo dell’arrivo nel paese che l’accoglie oggi. “Ero l’unica ragazza straniera, mi sentivo osservata, tutti si chiedevano chi fossi perché nei paesi piccoli in genere si conoscono tutti”. Adesso però conosce tutti anche lei, e anche per lei questo posto è casa. Oggi pensa che comunque i suoi sforzi stanno servendo a qualcosa, che finalmente se non lei, almeno la sorella avrà la vita che ogni bambina di 12 anni dovrebbe avere.

E la sorella la chiama proprio da lì a poco, si sentono spesso, almeno due volte al giorno. La sorella la chiama “mamma”, e lei a ricordarle che non è sua mamma, che la deve chiamare per nome. Non appena chiude il telefono Thankgod ha gli occhi lucidi, confessa: “il mio sogno è quello di riabbracciare mia sorella e di vederla studiare”. Parlano spesso del futuro, ed è un futuro insieme, fatto di momenti belli. Thankgod vorrebbe un giorno tornare a studiare ma “non smetto di lavorare – dice – devo comunque pensare alla mia famiglia”. La sorella vorrebbe diventare scrittrice, mettere nero su bianco la loro storia “Farai quello che ti rende felice – le risponde Thankgod – ma prima dovrai studiare e avere tutti gli strumenti che ti servono per vivere bene domani”.

Il futuro di Thankgod è fatto di sacrifici ma è fatto anche di conquiste, dipende come per tanti ragazzi arrivati via mare anche dalla scadenza del suo permesso di soggiorno e dallo spazio che la comunità vuole offrirle per raggiungere i suoi traguardi.

I nomi nigeriani sono tutti belli, hanno sempre significati positivi come “felicità”, “speranza”, “pazienza”. Anche Thankgod ha un nome particolare. È credente, così, alla domanda “qual è la cosa più importante per cui ringrazi Dio” risponde: “Lo ringrazio per avermi dato una sorella che adesso ha la possibilità di studiare”. 

 

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