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STORIA
David e il valore dell'impegno nella comunità

David ha 17 anni, è nigeriano, va via di casa nel 2014, a soli 12 anni, quando dopo aver perso la mamma vuole iniziare a lavorare per aiutare a casa. Così si sposta dallo zio in Costa d’Avorio, dove lavora in un negozio di elettronica. Sfruttato e spesso minacciato una notte decide di partire, di andare a cercare fortuna altrove. Arriva in Libia all’età di 14 anni, dove passerà mesi di detenzione e dove perderà molti degli amici con cui ha iniziato il viaggio.

Scappa con l’aiuto di altri ragazzi della Sierra Leone e si sposta fuori città dove trova lavoro come pastore, così da raccogliere i soldi per venire in Italia. Da lì la sua vita cambia finalmente colore. 

“Finalmente la mattina mi sveglio e so che lotto per qualcosa, so che finalmente posso immaginare anche io di avere un futuro - parole decise, che lasciano solo immaginare cosa fosse la vita che si è lasciato alle spalle – Quando mi guardo indietro penso che quei due anni sono stati il prezzo che ho pagato per avere di nuovo una vita, per essere libero, sentirmi di nuovo un essere umano”. David è ormai in Italia da quasi 2 anni, vive in Sicilia, studia al quarto anno dell’istituto alberghiero, parla un italiano perfetto. “Sono arrivato qui con il sogno di studiare – spiega – finalmente sono tornato a scuola e posso pensare anche io di fare un giorno il lavoro”. Ricorda con un sorriso il primo centro di accoglienza in cui è stato ospitato, “sveglia alle 8 di mattina, poi scuola, poi compiti, i ritmi erano davvero serrati ma sono serviti a farmi diventare la persona che sono oggi, ad avere una preparazione e di nuovo dei sogni”. E il suo sogno è quello di lavorare subito dopo il diploma, magari nel settore della ristorazione, e poi mettere da parte i soldi che possono servirgli per laurearsi in legge e diventare avvocato per i diritti umani. “So come si sta nel mio Paese e so cosa soffrono tanti ragazzi che arrivano dopo un percorso come il mio. Con il mio lavoro vorrei aiutarli” dice.

Se questo è bastato a ridargli speranza e energia, la storia di David insegna però anche il valore della vita di comunità. “Se penso a quando mi sono sentito veramente felice – afferma – era quando ho ripreso a condividere i momenti belli”. E così ripercorre alcune fasi della sua vita in Italia e racconta “Ricordo che all’inizio aspettavo il giorno delle partite di calcetto per stare in compagnia e sfogarmi, il calcio mi ha dato la forza di continuare a vivere, perché riempiva giornate che altrimenti sarebbero rimaste vuote”. David gioca ancora, i suoi compagni di squadra sono tutti italiani. Oggi è anche coach di una squadra di bambini a cui insegna non solo a lanciare il pallone ma anche i valori del calcio e del gioco di squadra. “È quello il segreto, non sentirsi da soli” dice. E così l’impegno in comunità di David è cresciuto. La vita di David si divide tra scuola, partite a calcetto, attività orientate a fare la differenza nella comunità in cui vive, ad esempio la colletta alimentare, le attività in un centro per anziani. 

Attraverso i responsabili del centro in cui vive – entrambi capi scout – ha iniziato il suo percorso nello scoutismo.  Questo percorso è stato per lui molto importante “Mi ha insegnato il valore di esser felice per le piccole cose, di accettare, di condividere con gli altri”.  David ama stare con gli altri, raccontare storie, e lo fa con estrema passione, la stessa che mette nella scrittura. “Mi piace scrivere, dare agli altri una parte di me, trasmettere quello che sento”. Ha le idee chiare anche sul messaggio che vuole trasmettere: “la cosa che più mi preme esprimere è il valore della democrazia, dell’uguaglianza, della libertà di espressione”.

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